Nelle cave di Carrara con Andrea Landi

7 maggio 2020
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“E’ difficile e pericoloso il trasporto dei blocchi di marmo in cava ma per me rimane il lavoro più bello del mondo che non cambierei mai nella vita!”

Andrea ha 42 anni e guida il camion nelle cave di marmo da 22. La passione per questo mestiere duro e pericoloso l’ha ereditata dal papà e dal nonno: “Mi hanno fatto crescere in questo mondo trasmettendomi l’amore per questo lavoro.”

Oggi Andrea è titolare di due imprese di autotrasporto, la TRANVIA di Landi Andrea Srl con sede a Pozzi di Seravezza (LU) e la TRANVIA Srl con sede a Montignoso (MS).

Andrea ha alle proprie dipendenze 9 autisti e, assieme a loro, tutti i santi giorni si alza alla mattina alle 4:00 o alle 5:00, a seconda della distanza della cava da raggiungere, e si reca al lavoro. “Le cave dove lavoriamo più spesso sono a Carrara: la Cava Canaloni, la Buca del Faggiano, il Bacino di Gioia, La Piana ed il Bacino di Fantiscritti. In Garfagnana: le Cave di Orto di Donna e il Cantonaccio.”

Il parco mezzi

Attualmente il parco mezzi è costituito da 10 camion: 4 Astra, 3 Scania XT e 3 Iveco Trakker: “Tutti i camion sono 4 assi con trazione integrale 8X8, con trazione sui ponti gemellati più su uno dei due sterzanti 8X6 o con la trazione solo sui ponti gemellati 8X4, da 48 tonnellate con balestre rinforzate, impianto frenante maggiorato, barre stabilizzatrici e riduttori sui mozzi – racconta con orgoglio Andrea – I cambi, generalmente sono manuali con riduttore. Oggi con gli Scania XT sono arrivati anche i primi cambi automatizzati e piano piano ci stiamo facendo l’abitudine. Il piano di carico è particolare: due spessi longheroni in legno di pino vengono fissati su uno scheletro di acciaio generalmente scatolato, che viene ancorato con dei prigionieri ed incravattato con delle piastre saldate sul telaio dell’autocarro.”

La salita

“Per salire le strade sterrate di accesso alle cave, usiamo il sollevatore dell’ultimo ponte – spiega Andrea – In questo modo si scarica il peso sugli altri assi per avere più grip e si azioniamo i vari bloccaggi del differenziale in base  alle condizioni del fondo stradale. Arrivati in cava iniziamo le manovre di carico. Fortunatamente oggi questa fase è molto più semplice rispetto al passato. Le moderne pale meccaniche sono in grado di caricare blocchi di marmo da 40 tonnellate senza il minimo sforzo. Tuttavia in certe cave per ragioni di spazio non ci si può avvalere di certi mezzi ed allora si ricorre ai vecchi metodi con rotaie e verricello. In questi casi il camion si impenna letteralmente quando il blocco di marmo viene appoggiato all’estremità del piano di carico, prima di farlo scivolare sulle assi di legno verso il centro del pianale. Ma sono eccezzioni. Fino a qualche anno fa era la regola.”

La discesa

La fase più delicata del trasporto in cava è la discesa come ci spiega Andrea: “Per scendere a volte si percorrono strade talmente strette da non poter girare sui tornanti, quindi bisogna fare una rampa a marcia avanti ed una a marcia in dietro. Ovviamente il camion, quando scendiamo a marcia in dietro, è molto meno stabile, perché le ruote anteriori non appoggiano bene al suolo. Bisogna quindi caricare il camion il più possibile bilanciato, perché se lo carichi troppo anteriormente non riesci a scendere a marcia avanti e, se lo carichi troppo sul posteriore, scendendo a marcia in dietro rischi di farlo impennare troppo. Poi, quando si scende a marcia in dietro, è importantissimo andare il più lento possibile usando solo il freno motore, senza mai intervenire sui freni per non bloccare le ruote anteriori e perdere la direzionalità.”

Vivere pericolosamente

“Il nostro lavoro è migliorato molto rispetto al passato – ammette Andrea –  I nostri mezzi sono all’avanguardia, sia a livello di comfort che di sicurezza, tuttavia rimangono pur sempre mezzi meccanici, sollecitati all’ennesima potenza su strade che molte persone non abituate forse non percorrerebbero neanche a piedi, quindi l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. E come disse una volta un vecchio collega: ricordati che i camion sono come i cani, quando meno te lo aspetti, ti mordono…”

Qualche anno fa Andrea ebbe una brutta esperienza: “All’epoca guidavo un MAN 365 e salivo in cava carico a marcia avanti, arrivato su una curva a gomito, mi fermai per fare manovra, la marcia indietro non mi entrò e quando provai a ripartire, il camion iniziò ad andare indietro, tirai il freno a mano, ma niente, disperato mi misi in piedi sul pedale del freno! Ancora niente, nulla sembrava fermarlo, mentre le ruote anteriori frenate solcavano la strada. A quel punto mi resi contto che non c’era più nulla da fare e d’istinto mi buttai giù dalla cabina.  Il camion fortunatamente si fermò sul ciglio della strada frenato dalle ruote posteriori che, alzandosi su un mucchio di sassi, erano andate a toccare il pianale bloccandosi. Io non mi feci nulla”

Con grande coraggio Andrea riuscì a risalire sul camion e a guidarlo fino in pianura. “Dopo aver scaricato passai in officina, dove trovarono dell’olio nei freni, fuoriuscito dai para oli rotti. Da allora inensificai i controlli dei veicoli ed iniziai a rinnovare più frequentemente i camion.”

Oggi i veicoli della TRANVIA vengono sottoposti ad una maniacale manutenzione periodica e tutte le settimane vengono controllati in officina per vedere che non ci sia niente di rotto sia meccanico che strutturale.

Scania G 500 XT 8×8 – Andrea Landi

Ci vuole calma e sangue freddo per guidare uno Scania G 500 XT 8×8 nelle Cave di Carrara. Ce lo spiega Andrea Landi in questo incredibile filmato. @Scania Italia #camionefurgonimag #cavedicarrara #offroad

Publiée par Camion e Furgoni Mag sur Lundi 27 avril 2020