Sin da bambina la protagonista della nostra storia, invece di giocare con le bambole, sognava di guidare i camion
Ciuffo ribelle calato su grandi occhi neri, sorriso scanzonato, unghie delle mani smaltate (unica vanità concessa alla femminilità), felpone, jeans sdruciti e scarponcini antifortunio, aria da “Gian Burrasca”, Barbara è mamma di quattro figli e, udite, udite: già nonna!
Nata ad Argenta nel Ferrarese, Barbara ha vissuto la sua infanzia a Molinella, in provincia di Bologna, dove abitava, con la sua famiglia, vicino ad una pompa di benzina: “Avrò avuto circa 8 o 9 anni quando vedevo dalla finestra di casa le grandi autocisterne che andavano riempire i serbatoi del distributore – ricorda Barbara – Spesso e volentieri capitava che gli autisti lasciassero i camion parcheggiati nel piazzale per andare a pranzo col proprietario. A quei tempi si fidavano a lasciarli aperti. Io allora correvo giù e, di nascosto, scalavo la cabina per mettermi al posto guida: immaginavo di guidare, di chiacchierare al baracchino con un altro collega e di salutare altri camion che incrociavo in quel magnifico sogno a occhi aperti. Era tutto così gigante, così prepotente, così affascinante e mi dava un senso di libertà assoluta…”
Barbara quest’anno festeggia il 18mo anno di guida: “La patente me la sono sudata, prima di prenderla ho fatto di tutto: raccolta frutta, apprendista in fabbrica, inserviente in un centro anziani, ho lavorato in una ditta di pulizie, operaia in fabbrica. Poi nel 1990 mi sono sposata, avevo 18 anni, nel 1992 è arrivata la prima figlia, Sabrina. Nel 1997 è nata Francesca. Questi due adorabili imprevisti, tuttavia, non hanno smontato il mio sogno, così nel 2000, a 28 anni, sono riuscita a prendere le patenti superiori, prima la D e poi la E. Certo non fu facile trovare lavoro all’inizio, specie per una donna alle prime armi, ma, come si dice “volere è potere” e dopo aver tanto cercato riuscii a trovare lavoro come camionista, riuscendo a realizzare il mio sogno: raccoglievo campioni di frutta per una ditta in Romagna con una motrice frigo, un Fiat 190/48 con cambio fuller, un cambio tosto e antipatico. Mi ci sono voluti 2 giorni per imparare ad usarlo… certe grattate da paura! Poi però, una volta che hai imparato è divertentissimo! La doppietta poi era una goduria! In seguito sono passata a far fieno con l’autotreno. Poi col ribaltabile andavo al porto di Ravenna per caricare lo sfuso. Per un breve periodo ho usato anche la cisterna per il trasporto di albume.”
“In quei primi anni il rapporto con i colleghi maschi non sempre era semplice – ricorda Barbara – una volta per CB parlai con un tipo che me ne disse di cotte e di crude. Questo era convinto che le donne DOVEVANO stare a casa a fare le casalinghe e a fare l’amore! E’ stata dura spiegargli che ero lì per passione e che avevo il diritto di lavorare come stava facendo lui, poi passò alle offese e allora spensi tutto. Ero molto timida all’inizio. Poi col tempo ho imparato che se vuoi farcela, devi tirare fuori le unghie e difendere la persona che sei, altrimenti ti calpestano. Ora invece i colleghi sono molto più educati, sarà perché sono già nell’ottica che anche noi donne possiamo fare questo lavoro. Poi c’è sempre chi si atteggia a latin lover. Ho trovato bigliettini attaccati al parabrezza, fiori, messaggi sui social… l’importante è far capire che donna sei e in automatico si ritirano, anche se a volte, per farglielo capire, ho dovuto dimenticare i miei modi da signora!”
Nel 2003 la mamma di Barbara ebbe un ictus. Così per poterla assistere: “Fui costretta a lasciare il mio amato lavoro nel rimpianto più totale, ma mia mamma aveva la priorità!”
Dopo essere stata ferma per un anno Barbara, grazie al miglioramento dello stato di salute della mamma, riprese a lavorare: “Facevo giornaliero e quando tornavo accudivo lei, i bimbi e la casa, poi cambiai varie ditte e nel 2007/2008 mi ritrovai a fare estero. Ho girato la Svizzera, paese che adoro, la Francia, la Germania. Ma il viaggio più bello è stato sicuramente quello fatto in Spagna: a Valencia. Ero lì per conto di una ditta di catering che seguiva il Ferrari challenger. Una volta posizionato e sganciato il semirimorchio ero libera. Così visitai tutta Valencia. In più ho avuto modo di seguire dagli spalti le prove della gara. Quanta paella che mi sono mangiata in quel fine settimana! Non ne ho mangiata mai più di così buona! Poi il sabato sera c’è stato il Gran Galà al Museo Oceanografico di Valencia. Mai visto tanto lusso tutto insieme in vita mia. Mi sentivo a disagio, così andai tra persone più “normali”, come i meccanici del box Ferrari. Mi stavo proponendo come possibile autista per la Ferrari, quando entrò un ragazzino in smoking che ci salutò stringendoci la mano. Scambiò 2 battute con i meccanici e se ne andò poco dopo: era Alonso! Peccato non aver potuto far foto perche il tipo della sicurezza mi ha letteralmente strappato il cell dalle mani!”
All’inizio del 2009 Barbara rimane di nuovo incinta e questa volta si tratta di due gemellini: Alessandro e Andrea, nati alla fine dello stesso anno: “Morale della favola, ho lasciato di nuovo il lavoro per poter seguire i piccoli – racconta Barbara sorridendo – ma non finisce qui: nel frattempo anche mia figlia Sabrina, che era incinta, ha partorito Veronica, tre mesi dopo l’arrivo dei miei gemellini. Sono diventata nonna a soli 37 anni!”
Insomma altro che “Vita spericolata alla Steve McQueen”, Barbara non si fa mancare nulla: “Nel frattempo anche mia mamma stava peggiorando e il mio matrimonio finì! Ci siamo ritrovati in due senza lavoro e decidemmo che sarei risalita sul camion e fortunatamente trovai lavoro quasi subito! Io e mio marito optammo per una pratica separazione in casa. Le cose pian piano si sono sistemate e, nel 2011, Sabrina mi ha regalato la seconda nipotina, Asia. Poi, purtroppo anche tra mia figlia e il suo compagno le cose si sono complicate e in un batter d’occhio mi sono ritrovata in casa Sabrina con le due piccole. Insomma, tutti insieme appassionatamente!”
Dal 2012 Barbara lavora per una ditta che si occupa di trasporto ortofrutta: “Giro con il frigo, ma nei periodi morti, aggancio la centina e faccio collettame. Di camion me ne sono passati tanti per le mani: MAN TGA XXL 480 cabina alta, Volvo FH16, SCANIA R500, IVECO Stralis, Renault Trucks Magnum. Fra tutti però direi che il MAN rimane il mio preferito. Ora guido un TGX 480, una macchina tranquilla, comoda. Generalmente macino 5/600 km al giorno. Il viaggio più lungo settimanale prevede circa 650 km. Fortunatamente nel settore ortofrutta il rischio di dormire fuori è minimo, in linea di massima si rientra ogni volta, ma quando sostituisco colleghi al surgelato allora so già che non è previsto il rientro e parto già organizzata. Generalmente chiedo al mio capo di fare le notti in modo da poter seguire casa e famiglia durante il giorno, tanto la notte c’è il mio ex marito a casa con loro.”
Vivere e lavorare così non è sempre facile ammette Barbara: “Ho vissuto dei brutti momenti, specie quando ho perso la mia adorata mamma nel 2015. Poi però un’altra fonte di gioia è arrivata nove mesi dopo con la nascita della mia terza nipotina, Kawthar. Quindi avanti tutta, per me l’importante è la serenità della famiglia, alla mia di serenità ci penserò appena posso…”