Giovanni Viscuso (Volpe)

28 novembre 2022
Comments off
1.453 Views

Oggi Giovanni ha 39 anni ma nonostante la giovane età ha un bagaglio di esperienze stracolmo di vita vissuta sulla strada sin dall’età di 15 anni

Con un nonno camionista e un padre camionista per Giovanni il futuro era già scritto: “Da piccolino salivo sul camion di nonno, un Fiat-IVECO 160 motrice. Mi ricordo che mi mettevo a cavallo del cofano in lamiera all’interno della cabina per sentire le vibrazioni del motore! All’epoca nonno trasportava frutta dai paesi ai mercati, non è uscito mai dalla Sicilia. Mio padre, che mi ha avuto a 17 anni, era dipendente della Siciliana Metalli e trasportava ferro da costruzione.”

Un adolescente alle prese con il Fuller

Già da quando aveva 15 anni, Giovanni andava in giro col padre, Antonino: “Nel 1998 papà ha deciso di mettersi per conto proprio. I dirigenti dell’azienda per la quale lavorava lo tenevano in gran considerazione e, per agevolarlo, decisero di vendergli uno dei propri camion a buon prezzo, un trattore IVECO 190/48 cambio Fuller con semirimorchio ribaltabile Adamoli a patto che continuasse a lavorare per loro. Papà, contento del risultato, mi prese a lavorare con lui come aiutante. Mi insegnò come caricare e scaricare il camion e tutti i trucchi della guida e come cambiare con il Fuller. Dove si poteva, in pezzi di strada deserti, tra le montagne della Sila in Calabria, mi faceva anche guidare. Ricordo che abbassava il finestrino del passeggero ed ascoltava per vedere se cambiavo al giusto regime di giri. Se sbagliavo, erano scapaccioni! Sono stati anni duri ma bellissimi – ricorda Giovanni – Partivamo all’una di notte da Catania con il camion carico per essere nei cantieri in Calabria alle 6:00 a scaricare. Poi sempre in Calabria, caricavamo scarti metallici e auto pressate dai rottamatori che scaricavamo al ritorno in Sicilia. La sera caricavamo nuovamente il camion per il giorno dopo. Andavamo a casa, giusto il tempo di fare una doccia, mandare giù un boccone e dormire qualche ora. All’una di notte si ricominciava…”

Il giro di affari si allarga: il consorzio

Nel frattempo, Giovanni diventa maggiorenne e si prende le patenti: “Comprammo un secondo camion, un Volvo FH12 usato ma ben tenuto. Oltre ai metalli, trasportavamo anche acqua e cemento per non viaggiare mai scarichi. Lavoravamo tantissimo ma si guadagnava bene, così decidemmo di fondare un consorzio con altri 4 trasportatori. Prendemmo altri due camion, uno Scania 124 420 per papà ed un IVECO Eurostar 520 V8 per me, entrambe usati ma in ottimo stato. Poi arrivò anche un Volvo FH16. Avevamo autisti dipendenti, segretarie e tanto lavoro. Fino a che non ci è piovuta una mazzata dal cielo, la nostra maggiore committente, la Acciaierie di Sicilia, si è trovata in grave difficoltà e ci ha creato una voragine di 315.000 euro. Una vera tragedia, il consorzio si è sciolto. Abbiamo venduto tutti i camion per cercare di tamponare la situazione con i creditori, tranne lo Scania e l’Eurostar.”

Rinascita e tramonto

“Mio padre venne a sapere, da un amico che lavorava a Ferrara, che un consorzio specializzato nel trasporto container cerava nuovi associati. Prendemmo la palla al balzo e ci trasferimmo tutti a Ferrara, io nel frattempo mi ero sposato. Era il 2002. Inizialmente abbiamo fatto tanti sacrifici. Dopo cinque o sei mesi però il lavoro ha cominciato a ripagarci. Per due anni è andato tutto a gonfie vele. Poi una mattina ci assegnarono il ritiro di due container di piastrelle presso una ditta di Riccione. Avevo fatto fare una modifica a pompa e iniettori dell’Eurostar. Il camion andava benissimo ed i consumi erano diminuiti. A Riccione papà mi chiese di farglielo provare e ci scambiammo i camion. Purtroppo, nell’agganciare il semirimorchio ho collegato male il tubo dell’aria dei freni. Quando me ne accorsi era già troppo tardi. Ero in autostrada, in corsia di sorpasso. A causa di un brutto incidente nell’altro senso di marcia, un pullman davanti a me ha rallentato di brutto per i soliti curiosi che volevano vedere cos’era successo. Quando ho frenato sembrava che il camion accelerasse con la spinta del semirimorchio senza freni! Mi sono buttato in terza corsia per non prendere il pullman. Davanti a me una Fiat Regata con due bambini appiccicati sul lunotto posteriore che mi guardavano con gli occhi sgranati. A quel punto d’istinto mi sono ributtato in corsia centrale. Lo schianto con il pullman fu inevitabile. Fortunatamente era semivuoto e non si fece male nessuno. La cabina dello Scania si schiacciò fino all’altezza del lettino posteriore. Come ho fatto a salvarmi non lo so. Lo shock fu tale che decisi di lasciar perdere il tutto e di tornare in Sicilia con mia moglie. Papà provò a convincermi in tutti i modi ma non ci fu nulla da fare.”

Punto e accapo

Dopo lo smarrimento iniziale, Giovanni si rese conto che l’unico mestiere che sapeva fare nella vita era guidare il camion: “Trovai lavoro come autista dipendente presso un’azienda che trattava rottami metallici che mi conosceva bene. Però non ero molto soddisfatto così dopo un po’ sono andato a lavorare con un frigorista, la Bonanno Trasporti, portavo frutta dalla Sicilia ai mercati del Nord Italia. Dopo 5 anni di viaggi notturni e corse per arrivare in tempo per l’apertura dei mercati alle 4:00 di mattina, ho deciso di smettere. La famiglia si era allargata e non mi andava più di rischiare la vita per strada.”

 

Epilogo

Oggi Giovanni ha due figli, Antonio di 17 e Diego di 8 più un terzo in arrivo e lavora per la Luigi Cozza Trasporti, storica azienda catanese specializzata nel trasporto intermodale: “Dopo anni di corse e patemi d’animo finalmente oggi mi sento tranquillo. Il signor Cozza mi tiene sul palmo della mano. Ogni volta che un camion nuovo arriva in azienda me lo assegna per valutarne i pro e i contro vista la mia lunga esperienza.”

Papà Antonino due anni dopo l’incidente di Giovanni ha lasciato Ferrara ed è tornato a Catania ed ha venduto l’Eurostar. Ora lavora come dipendente per una ditta di demolizioni con la pala meccanica ed è super orgoglioso della carriera camionistica del figlio.